Alzi la mano chi non li ha assaporati almeno una volta insieme ad un buon piatto di linguine o, se particolarmente fortunato, crudi. Stiamo parlando dei ricci di mare,uno dei frutti più ambiti delle coste mediterranee e non solo.
Ed è proprio su questo cibo dalle proprietà afrodisiache che sorge una domanda che tormenta gli appassionati: fino a quando sarà possibile gustare questi tesori del mare senza incorrere nella pesca illegale? Per generazioni, ci è stato insegnato a consumarli solo nei mesi con la “erre” nel nome, ma la Puglia ha scosso le acque con una legge che vieta la pesca di questo prelibato animale a rischio di estinzione dalle sue coste dal 2023 al 2026. Tuttavia, la storia di questa legge è più complicata di quanto si possa immaginare.
Pesca dei ricci di mare: cosa dice la legge?
L’Italia, terra di tradizioni culinarie ineguagliabili, ha da tempo cercato di preservare il futuro dei ricci di mare attraverso normative rigorose. Già nel lontano 1995, un decreto ministeriale fu varato con l’obiettivo di proteggere questo organismo marino da un prelievo eccessivo, sia da parte dei pescatori professionisti che di quelli sportivi. Questo decreto stabiliva che la pesca professionale e sportiva dei ricci di mare era consentita solo nei mesi di maggio e giugno, al fine di garantire una qualche forma di sostenibilità.

Nel marzo del 2023, la regione Puglia ha preso una decisione audace e controversa: ha approvato una legge che vietava categoricamente la pesca di qualsiasi tipo di riccio nelle sue acque. Questa legge doveva entrare in vigore a partire dal 5 maggio, ma c’era un dettaglio critico da definire: come attuare questa sospensione? Le prescrizioni per il prelievo involontario, le sanzioni per le violazioni e il piano di ripopolamento erano tutti punti fondamentali da chiarire. Purtroppo, ad oggi, queste direttive sono rimaste lettera morta.
La fine Ingloriosa della legge regionale
Un paradosso giuridico si è fatto strada in questa vicenda: purtroppo, se manca un regolamento attuativo, la legge è come se non esistesse. A ribadirlo è Paolo Pagliaro, consigliere regionale e primo firmatario della legge. Il 26 luglio, la notizia che la Regione Puglia non si sarebbe difesa davanti alla Corte costituzionale ha fatto tremare gli amanti dei ricci di mare. Se la Consulta dichiarerà la legge incostituzionale, lo stop alla pesca dei ricci verrà meno, ma il destino di questa legge rimane incerto fino a gennaio-febbraio 2024.
La posizione della Capitaneria di Porto e dei pescatori di ricci di mare
In questo periodo, numerosi pescatori regolari hanno bloccato le proprie attività, temendo sanzioni, mentre sui mercati e nei ristoranti i ricci pescati altrove hanno iniziato ad apparire, facendo aumentare vertiginosamente i prezzi.
Senza certezze sul futuro, i pescatori con licenza sono rimasti in una sorta di limbo. Luigi Colaci, presidente dell’Associazione Pescatori Subacquei Professionisti, che rappresenta 41 persone in tutta la Puglia, ha dichiarato: “Noi eravamo d’accordo nel rispettare il fermo dei ricci per tre anni, ma sin dall’inizio abbiamo chiesto che la Regione ci proponesse alternative lavorative o un sussidio”. Questo gruppo di lavoratori vuole far sentire la propria voce, perché intorno al riccio di mare c’è un intero indotto che coinvolge ben 190mila addetti.
In conclusione, il mondo dei ricci di mare in Puglia è sospeso tra leggi, regolamenti, incostituzionalità e sfide economiche. Gli amanti di questo delizioso frutto del mare devono attendere con ansia la decisione della Corte costituzionale per scoprire il destino di questa legge e il futuro della pesca dei ricci.